Sebastiano Lambardi, nel suo libro “Memorie sul Monteargentario, ed alcune altre sui paesi prossimi”, racconta che nel 1842 il Granduca Leopoldo II visitò la “Grotta degli Stretti”, che era stata scoperta l’anno precedente durante i lavori per la costruzione della diga di Orbetello, accompagnato dalle note della Filarmonica di Porto S. Stefano. Egli potè visitare solo il primo antro, posto a pochi metri dall'ingresso, chiamato in suo onore “Sala del Granduca”.
La grotta, però, si estende per circa 930 metri in linea orizzontale ed ha un dislivello di 3 metri. Stretti cunicoli, stalattiti, stalagmiti, corsi d'acqua e piccoli canyon sono ciò che caratterizza questa splendida cavità carsica, che si trova lungo la strada che mette in comunicazione i paesi di Orbetello e Porto S. Stefano, nei pressi del bivio che conduce al Convento dei Padri Passionisti. Sono presenti anche tre laghetti, uno dei quali, il Lago Egiziano, è percorribile solo grazie all'ausilio di un canotto.
Nel corso dei secoli lo stillicidio incessante dell'acqua all'interno dell'antro ha modellato le rocce carbonatiche facendo assumere loro forme particolarmente affascinanti e suggestive; le menti più fantasiose potranno riconoscere la figura di Garibaldi in una stalattite posta alla fine di una lunga galleria, chiamata per l'appunto “Galleria Garibaldi”.
Durante l'età neolitica la grotta fu abitata, come dimostrano interessanti ritrovamenti di ossa e utensili risalenti a quell'epoca. Adesso gli unici vertebrati che abitano la cavità sono i pipistrelli, che qui svernano e allevano la prole. Interessanti sono soprattutto quattro specie di piccoli crostacei, che vivono esclusivamente a Punta degli Stretti. Queste sono appartenenti a generi marini penetrati nelle acque dolci sotterranee della grotta in epoche remote e qui evolutesi in completo isolamento: Monodella argentarii, Salentinella denticulata e Diacyclops crassicaudis cosana, Trichoniscus pusillus baschierii.
Di Francesca Birardi, dott.ssa in Scienze Naturali e Guida Ambientale Escursionistica
Di Francesca Birardi, dott.ssa in Scienze Naturali e Guida Ambientale Escursionistica